Lucio S.
Ieri
Maristella M.
Ieri
Giorgio M.
Ieri
Nel 2020 non è più ammissibile costringere i cittadini in mobilità ad affrontare viaggi lunghi, costosi e – in tempi di pandemia – anche rischiosi, per tornare a votare nel proprio comune di residenza. Lo pensano migliaia di italiani che stanno firmando in questi giorni la petizione Iovotofuorisede.
Lanciata dall’omonimo comitato civico nato nel 2008, l’iniziativa viene lanciata in vista del referendum del 20-21 settembre 2020 sul taglio dei parlamentari grazie alla collaborazione con The Good Lobby.
Sono già oltre 5000 le firme raccolte, segno che l’esigenza di allineare gli standard democratici del nostro Paese a quelli europei è sentita da molti.
In Italia sono quasi 2 milioni le persone a cui viene sistematicamente preclusa la possibilità di votare a distanza a causa di una legge obsoleta, risalente agli anni Sessanta, del tutto inadatta alle caratteristiche della società attuale. Si tratta di studenti e lavoratori fuori sede, specialmente giovani tra i 18 e i 35 anni che si spostano, spesso da Sud a Nord, per formazione o alla ricerca del primo impiego.
Una situazione paradossale se si pensa che con l’Italicum il governo ha già affrontato e risolto questo problema per i cittadini temporaneamente all’estero, come gli studenti Erasmus.
Gli esempi europei di voto a distanza sono numerosi: in Svizzera, Spagna e Irlanda è possibile votare per corrispondenza; in Francia e in Belgio si può delegare il voto a un’altra persona; in Danimarca si può votare in anticipo, in un seggio speciale allestito per l’occasione presso il luogo in cui si è domiciliati; mentre in Germania è ammesso sia il voto per corrispondenza, sia il voto in un altro seggio, nei Paesi Bassi è consentito delegare o votare in un altro seggio.
Mentre da noi solo determinate categorie di lavoratori, corpi militari, forze di polizia, vigili del fuoco e naviganti marittimi o aviatori, possono votare al di fuori del comune di residenza in occasione delle elezioni nazionali. Per tutti gli altri elettori sono previste solo alcune limitate agevolazioni sui costi di viaggio.
Se guardiamo ai dati sull’affluenza alle ultime elezioni politiche, la media nazionale è stata del 73% nel 2018. Questa percentuale scende sotto la media nazionale di ben 7 punti nelle regioni meridionali (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Si tratta di centinaia di migliaia di elettori che mancano all’appello e tra questi una larga parte sono i cittadini in mobilità.
IoVotoFuoriSede e The Good Lobby uniscono le forze per ottenere, una volta per tutte, una riforma della legge adeguata ai tempi, considerando anche il rischio di nuove ondate dell’epidemia in corso con conseguenti periodi di lockdown o di limitazione degli spostamenti.
Per spingere il Parlamento a legiferare, inoltre, è stato depositato un ricorso pilota per conto di un gruppo di elettori che, in occasione delle politiche del 2018, sono stati costretti a sostenere ingenti spese di viaggio per votare o hanno dovuto rinunciare per via dei costi troppo elevati. L’obiettivo è presentare altri ricorsi e arrivare di fronte alla Corte Costituzionale per far valere il principio del diritto al voto.
Il tempo stringe da tutti i punti di vista, per questo è importante raccogliere il più alto numero di firme nei prossimi giorni.
Firma e fai firmare >>