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17 Marzo 2025

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Huawei-gate e lobbying: le regole del Parlamento europeo non bastano

Dopo lo scandalo del Qatargate il Parlamento europeo ha adottato una serie di misure volte a garantire maggiori controlli sulle relazioni tra lobbisti ed europarlamentari. Un nuovo scandalo, però, potrebbe confermare ciò che abbiamo sempre temuto

di Bianca Dominante

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Dopo lo scandalo del Qatargate, scoppiato a dicembre 2022, il Parlamento europeo ha adottato una serie di misure volte a rendere i processi decisionali più trasparenti e garantire maggiori controlli sulle relazioni tra lobbisti ed europarlamentari. Un nuovo scandalo, però, potrebbe confermare ciò che abbiamo sempre temuto: le misure su trasparenza, lobbying e porte girevoli previste dall’Unione europea non sono all’altezza del compito, come ha dichiarato anche il professore Alberto Alemanno, fondatore di The Good Lobby.

Giovedì scorso alcuni lobbisti legati a Huawei, colosso cinese delle telecomunicazioni, sono stati arrestati con l’accusa di corruzione, riciclaggio di denaro, falsificazione e uso di documenti falsi, nonché associazione a delinquere. Secondo le rivelazioni di testate come Le Soir, Knack e Follow The Money, la figura centrale della rete corruttiva sarebbe Valerio Ottati, un 41enne italo-belga, direttore degli affari pubblici dell’ufficio Huawei presso l’UE dal 2019. Prima di entrare in Huawei, Ottati ha lavorato per dieci anni come assistente parlamentare di due eurodeputati, ruolo che gli ha certamente permesso di intessere una fitta rete di conoscenze.

L’attività corruttiva, secondo gli inquirenti, sarebbe in corso dal 2021 e camuffata da attività di lobbying. I lobbisti di Huawei avrebbero offerto regali di valore, biglietti per partite di calcio e alcune migliaia di euro – questi ultimi mescolati a flussi finanziari legati a spese per conferenze e versati a intermediari per nasconderne la natura illecita – per promuovere la politica commerciale di Huawei in Europa.

Non smetteremo mai di ripeterlo: il lobbying è un’attività non solo legittima ma anche necessaria, sia perché permette ai decisori pubblici di essere adeguatamente informati su determinate questioni così da poter varare politiche pubbliche consapevoli, sia perché offre a tutti i portatori di interessi la possibilità di esprimere il proprio punto di vista. Il problema sorge quando mancano trasparenza e regole chiare: nell’opacità i fenomeni corruttivi proliferano.

“Il sistema non funziona ed è progettato per non funzionare, perché non ci sono incentivi politici per il presidente del Parlamento europeo, che è anche membro di un partito politico, a far rispettare queste regole. Se venissero applicate, potrebbero essere usate anche contro il suo stesso partito. E credo che questo sia il vero motivo per cui l’attuale sistema etico europeo non è adeguato”, ha affermato Alemanno.

Va anche detto che queste misure poco efficaci sono il risultato, in parte, delle pressioni dei partiti politici dell’UE, che hanno fatto di tutto per annacquare la legislazione anticorruzione e, come se non bastasse, hanno rallentato fino ad oggi l’effettiva entrata in funzione dell’Organismo etico indipendente, istituito a maggio 2024 per stabilire regole comuni e aumentare la trasparenza in tutte le istituzioni dell’UE.

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