19 Aprile 2021
Il 26 marzo il parlamento tedesco ha approvato la legge federale che pone regole al lobbying. La notizia ci riguarda perché in Europa l’Italia rimane sempre più isolata e in cattive compagnie assieme a quei Paesi poco trasparenti che non pongono freni alle lobby. Nonostante le recenti richieste del Commissario Europeo alla Giustizia Didier Reynders, del GRECO (Gruppo di Stati contro la Corruzione del Consiglio d’Europa) e le dichiarazioni a favore di una regolamentazione della ministra alla Giustizia Marta Cartabia, le proposte di legge rimangono ferme in Commissione Affari Costituzionali della Camera. La Germania si è finalmente mossa dopo essersi rifiutata per anni di fare un passo avanti verso la trasparenza del lobbying. Timo Lange, ricercatore e attivista della Ong tedesca LobbyControl, ci spiega come si è arrivati a questo risultato tanto atteso.
Sì, il governo tedesco e in particolare i cristiano-democratici della Merkel hanno continuato a bloccare per anni ogni iniziativa di regolamentazione del lobbying e a favore della trasparenza. La determinazione delle altre forze parlamentari e della società civile, che non hanno mai mollato, è stata fondamentale per permettere il cambiamento. A ogni ciclo elettorale il tema della regolamentazione del lobbying è stato discusso più e più volte. A un certo punto, alcuni democratico-cristiani probabilmente si sono resi conto che le richieste di regole e di trasparenza non sarebbero semplicemente svanite. Grazie all’attivismo di LobbyControl e di altre organizzazioni della società civile la questione era ben nota ai giornalisti e al grande pubblico. Quindi, ogni volta che accadeva uno scandalo legato al lobbying, l’opinione pubblica e i media si chiedevano perché non ci fosse ancora una legge sul lobbismo. Anche le persone che tradizionalmente votavano per i conservatori erano favorevoli a una legge sulla trasparenza delle lobby. In uno studio abbiamo dimostrato che circa l’80% degli elettori della CDU non ha capito perché il loro partito di riferimento stava bloccando una legge sul tema. Questo ha di sicuro esercitato una certa pressione sui leader del partito. Altrettanto importante è stato il fatto che ad un certo punto un numero sempre maggiore di associazioni imprenditoriali e di lobbisti ha iniziato a sostenere la proposta di legge. Anche alcuni lobbisti professionisti si sono resi conto che questo dibattito non si sarebbe attenuato e che per influenzare le regole più efficacemente, obiettivo per loro fondamentale, è importante non essere percepiti come attori che vi si oppongono categoricamente.
Allora, prima di tutto la legge introduce un registro dei lobbisti obbligatorio per le associazioni imprenditoriali, le aziende, le organizzazioni non governative e così via. È molto importante notare che gli avvocati non sono esenti dall’iscrizione se intendono influenzare la legislazione. Il registro dei lobbisti ci darà in pratica molte più informazioni su chi sta facendo pressione, per conto di chi, e su come viene condotta questa attività di pressione. Dà anche qualche indicazione su chi finanzia le attività di lobbying e sugli obiettivi di tale attività. La legge introduce anche un codice di condotta vincolante per i lobbisti e stabilisce alcune regole base. Chi viola le regole o chi rilascia false informazioni nel registro verrà sanzionato.
Un traguardo che non abbiamo raggiunto è quello della maggiore trasparenza del processo decisionale e legislativo. Non sarà possibile sapere quale lobbista ha incontrato un politico, un funzionario pubblico o in generale chi era coinvolto nel processo legislativo. La cosiddetta “impronta legislativa” è certamente il prossimo passo da compiere. Inoltre, abbiamo bisogno di regole più rigide per il conflitto d’interessi, specialmente per i parlamentari.
Siamo molto contenti di avere un Registro delle lobby non su base volontaria o a cui i portatori di interessi si iscrivano solo grazie a incentivi. Era un rischio reale quando sono cominciati i negoziati. I recenti scandali di lobbying in Germania hanno probabilmente aiutato a rendere la norma più severa di come era stata inizialmente pensata. Ma senza l’impronta legislativa o un certo livello di trasparenza sulle riunioni con i lobbisti, la nuova legge rimane comunque un’arma un po’ spuntata. D’altro canto è molto positivo poter finalmente sapere quali aziende reclutano le società di lobbying. Insomma, ci sono luci e ombre. È stato anche interessante vedere come molte organizzazioni e gruppi abbiano fatto pressioni per ottenere esenzioni per sé stessi. Non siamo molto contenti che le associazioni di categoria, i sindacati e le confessioni religiose non rientrino nell’ambito di applicazione della legge. Questo dovrà chiaramente essere cambiato poiché sono attori centrali che influenzano le politiche e le leggi su base quotidiana.
Penso che in tempi di crisi la necessità di trasparenza sia ancora maggiore. Le cose devono essere decise rapidamente e ci sono in gioco molti soldi. In questi frangenti, la trasparenza è particolarmente importante per rendere responsabili i governi e i legislatori.
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