Luca M.
3 giorni fa
Margherita M.
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Rodolfo Z.
3 giorni fa
“Agire con urgenza sulla pratica delle porte girevoli che mina la reputazione e l’indipendenza dell’Europa”. Questo l’appello rivolto da 29 organizzazioni della società civile europea, tra cui noi di The Good Lobby, alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al Vicepresidente Frans Timmermans e alla neo Commissaria ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness.
Quando si parla di porte girevoli (revolving doors) in politica, il riferimento è alla pratica, sempre più frequente e pericolosa della “ricollocazione” di politici e ex capi di gabinetto in ruoli apicali all’interno delle partecipate o nelle vesti di lobbisti per grandi aziende private. Questi passaggi strategici avvengono spesso nei settori direttamente collegati all’attività o al ruolo ricoperto dal politico durante il suo precedente mandato e le aziende private che lo accolgono sono ben felici di poter accedere al suo prezioso “bottino” di contatti e informazioni riservate. È chiaro come questo potrebbe incentivare da un lato le aziende ad assumere ex politici e funzionari per ottenere un vantaggio rispetto ai propri concorrenti e dall’altro gli stessi decisori ad agevolare nel corso del mandato aziende o gruppi di pressione in cambio della promessa di futura ricollocazione.
La soluzione adottata per porre freno ai casi di conflitti di interessi e tutelare la libera concorrenza del mercato, è quella di far passare un periodo di “raffreddamento” (cooling off), di solito da uno a tre anni, prima di poter effettuare il “salto” dal pubblico al privato.
É di questi giorni la notizia della designazione a capo del Cda di Unicredit dell’ex ministro all’Economia e parlamentare Pier Carlo Padoan. Sebbene il suo incarico di ministro sia cessato da oltre due anni è tuttora membro della Quinta Commissione della Camera (Bilancio, Tesoro e Programmazione) ed è quindi ipotizzabile che sia entrato in possesso di informazioni rilevanti di cui potrebbe avvalersi nel suo nuovo incarico. Padoan ha subito annunciato l’intenzione di dimettersi da parlamentare a causa di una palese incompatibilità tra i due ruoli, ma nessuna legge gli vieta di assumere il nuovo incarico, né tantomeno nella proposta di legge sul conflitto di interessi in discussione in Parlamento sono previste misure per la futura ricollocazione dei parlamentari.
A riaccendere i riflettori su questa cattiva pratica a livello europeo, è stato il caso di Adam Farkas che, nel gennaio di quest’anno, ha lasciato il ruolo di direttore esecutivo dell’EBA (l’Autorità Bancaria Europea) per guidare uno dei gruppi di pressione più potenti di Bruxelles: l’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME). L’EBA avrebbe potuto bloccare tranquillamente questo trasferimento, così “rischioso”, esercitando il diritto di veto previsto dal regolamento del personale dell’UE. Ma non l’ha fatto.
Già a gennaio il Parlamento europeo aveva infatti approvato una risoluzione che condannava la decisione dell’EBA, chiedendo alla Commissione di rafforzare le sue regole sulle porte girevoli. La questione era stata anche sottoposta al difensore civico dell’UE Emily O’Reilly, che, nel mese di maggio, aveva definito un “caso di malamministrazione” il lasciapassare dell’EBA al trasferimento dell’ex direttore esecutivo.
Ma dato che manca ancora una regolamentazione contro le revolving doors, alla sentenza hanno fatto seguito le proteste dei della società civile con un appello rivolto alla Commissione per rafforzare il sistema di regole esistenti e i meccanismi di applicazione.
Il primo punto su cui si concentrano le richieste è proprio il rispetto del diritto di veto previsto dal regolamento del personale europeo, visto che ignorare questa disposizione sembra diventata ormai la prassi da parte di tutte le 27 agenzie dell’UE.
Inoltre, c’è bisogno di migliorare il quadro normativo esistente.
Le disposizioni attualmente in vigore, oltre a non essere applicate correttamente, non sono sufficienti a tutelare l’integrità e l’indipendenza delle istituzioni dell’UE e dovrebbero essere potenziate sotto tre aspetti:
Un altro punto riguarda l’attuazione omogenea delle disposizioni sul conflitto di interessi e sulle porte girevoli in tutte le istituzioni dell’UE, cosa che attualmente non accade. Infine, sarebbe necessario porre fine al caos normativo – che favorisce il proliferare dei casi di malaffare e conflitto di interessi – armonizzando e evitando le sovrapposizioni tra le diverse disposizioni dell’UE sul tema .
La Commissione ha dato l’incarico al Vicepresidente Věra Jourová di lavorare in modo congiunto con Parlamento e Consiglio alla creazione di un organismo etico indipendente comune: uno strumento fondamentale per mantenere viva la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee. È necessario, però, che questo processo sia il più partecipativo possibile, prevedendo una consultazione pubblica, utile a garantire che le diffuse preoccupazioni sulle porte girevoli siano adeguatamente incluse nella decisione sul ruolo dell’organismo etico.
Infine, come dimostrato da una relazione della Corte dei Conti europea, il personale dell’UE non conosce appieno le norme etiche ed è quindi indispensabile compiere enormi passi in avanti verso la creazione di una vera Cultura dell’integrità, lavorando sulla conoscenza delle regole e sulle competenze del personale.
Qui il testo integrale dell’appello
Le organizzazioni firmatarie:
Aitec, Alliance of Lithuanian Consumer Organizations, ALTER-EU, Anticor, Association For Promotion Sustainable Development, Attac acordem, Attac France, BankTrack, Change Finance, Corporate Europe Observatory, EPSU, etika, Fair Finance International, Finance Watch, Fuel Poverty Action, Fund Our Future, Global Policy Forum Europe, LobbyControl, Positive Money UK, Reclaim Finance, Sciences Citoyennes, Secours Catholique – Caritas France, Society for International Development, Talousdemokratia ry, The Good Lobby, Transnational Institute, Transparency Task Force, Veblen Institute for Economic Reforms, Zukunftskonvent